consulenza manageriale

domenica, aprile 27, 2008

La Balanced Scorecard: strumento strategico per monitorare e gestire il business nelle PMI

Le piccole e medie imprese italiane presentano tutte un problema di dimensione. L'assunto del "piccolo è bello", considerato fino a pochi anni fa un punto di forza del sistema imprenditoriale del nostro Paese, viene ora considerato una "criticità" se paragonato con le tendenze in atto su scala globale; si può dire che un mito è crollato, almeno in parte.

Si parla molto di competitività, in realtà è proprio la strategia una delle leve principali della competitività; la strategia è uno strumento che insieme alla sperimentazione di nuovi modelli organizzativi può facilitare il cambiamento. La pressione competitiva non è sempre avvertita dalla piccola impresa come un fattore critico di sopravvivenza perché essa, fino ad oggi, si è ritagliata una propria collocazione di nicchia con una gestione quotidiana finalizzata, in primis, alla sopravvivenza.

La strategia di una PMI non ha quasi mai un respiro di medio o lungo periodo: spesso è improntata alla quotidianità e l'approccio manageriale, se così si può dire, è di tipo reattivo.

E' necessario introdurre nella PMI uno stile imprenditoriale orientato alla strategia e all'introduzione di nuovi modelli organizzativi in sintonia con i nuovi orientamenti1 della cultura d'impresa per avviare una fase di sperimentazione che aiuti a superare anche le attuali difficoltà di natura competitiva.

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http://www.caosmanagement.it/n24/7.%20Giuseppe%20Monti%20Scheda.html

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sabato, aprile 26, 2008

Parliamo di elezioni

I partiti politici, in tempo di elezioni, cercano di applicare gli strumenti a disposizione delle imprese per raggiungere i propri obiettivi. Generalmente lo fanno, come le imprese, affidandosi ad uno strumento obsoleto: l’MBO, il Management By Objective, la Gestione Per Obiettivo. Ci si pone quindi l’obiettivo di raggiungere un certo risultato elettorale (la percentuale degli elettori a favore) come fanno le imprese per il profitto (la percentuale di utile sul fatturato) andando poi a controllare ad elezioni avvenute se il risultato perseguito sia stato ottenuto. Le imprese controllano il risultato a fine anno, anzi ne sono consapevoli con certezza a marzo o ad aprile dell’anno successivo. Per ambedue le organizzazioni (partiti ed imprese) è ormai troppo tardi, ed è anche quasi impossibile capire perchè il risultato auspicato non sia stato ottenuto, e comunque non c’è più niente da fare: per i partiti sarà necessario attendere qualche anno per le elezioni successive, per ripetere gli stessi errori (applicare l’MBO), per le aziende tagliare i costi (ridurre il personale, tagliare ricerca, sviluppo, promozione e formazione)quindi tagliarsi le gambe per il futuro.

Sarebbe auspicabile che i partiti, come le imprese, applicassero finalmente strumenti più moderni come l’MBP (Management By Process) o, ancora meglio, la Balanced ScoreCard. L’MBP permetterebbe di controllare il processo da mettere in atto per raggiungere l’obiettivo potendoli correggere (processo ed obiettivo) prima della data delle elezioni (o della fine dell’anno fiscale, per le imprese).

L’applicazione poi della Balanced ScoreCard, per i partiti, può essere illustrata come segue (estratto da un articolo apparso su Caos Management n.° 17 del 2004, in Archivio).

Tenere in pugno la strategia significa guardare avanti
Nessuno cammina guardando indietro, e se qualcuno mai lo facesse, tutti cercherebbero la telecamera nascosta, pensando ad uno scherzo. Eppure, la gran maggioranza degli Organi di Gestione ancora decide solo sulla base di quanto é già accaduto.
Ciò che parrebbe assurdo ed innaturale nelle più semplici situazioni quotidiane per qualche motivo é stato a lungo accettato come regola sacra nei momenti di massima responsabilità. Soltanto negli anni '70 la scienza ha notato la situazione ed ha iniziato a produrre strumenti, che permettessero di decidere guardando in avanti, e non soltanto sbirciando nervosamente nello specchietto retrovisore. Proprio allora é nato il sistema BSC (Balanced Scorecard).

Il sistema BSC rielabora i dati in 4 direzioni generali
1. finanze
2. mercato
3. processi interni
4. personale
Naturalmente questa classificazione dà luogo ad indicatori altamente specializzati, dipendentemente dal tipo di attività dell'organizzazione.

Sistema BSC e campagne elettorali


In caso di utilizzo del sistema BSC fin dalle primissime fasi della campagna, quanto detto significa utilizzare prospettive (punti di vista) adeguati per ottenere indicatori altamente specializzati quali :

1. Prospettiva Budget: Obiettivo è tenere sotto controllo i preventivi d'investimento per la campagna elettorale.Somma dei vari budget regionali.Si può ipotizzare un allarme al superamento del 10% del target.I target sono fissati per ciascun seggio in ciascuna regione.
2. Prospettiva Sondaggi Elettorali: Risultati dei sondaggi elettorali.Si può ipotizzare di condurre i sondaggi ogni settimana per seggio.
3. Prospettiva Risultati Finali: Prospettiva da far entrare in funzione quando saranno disponibili i risultati finali. Potrà essere aggiornata continuamente attraverso link con database a cui giungeranno le informazioni dai seggi via SMS.
4. Prospettiva Attività Propaganda: Si intende il monitoraggio di tutte le attività della campagna elettorale (comizi, riunioni, manifesti, spot video e radio, eccetera).Si può ipotizzare un piano delle quantità di attività complessivo per seggio e per settimana. E' possibile suddividere il monitoraggio anche per categoria di attività per seggio e per settimana.
5. Prospettiva Attivisti: Per il monitoraggio della competenza, conoscenza, motivazione e produttività del personale preposto alle attività della campagna elettorale. Si può ipotizzare una struttura piramidale: da un coordinatore centrale sino ad un coordinatore per seggio. La misura è un indice complessivo (10 denota la massima efficienza ed efficacia).

Il sistema deve poter servire per monitorare periodicamente (ogni settimana) l'andamento delle varie prospettive. Questo permetterà di verificare dove sono i buchi e prendere gli opportuni provedimenti. Se, per esmpio, viene fuori che nella seconda settimana della campagna elettorale i sondaggi non ci danno quanto avevamo previsto, sarà semplice andare a verificare se stiamo rispettando il nostro programma di attività, e/o se i nostri attivisti stanno lavorando bene, e si può andare a fondo (drill in) ed andare a verificare e correggere opportunamente la situazione nel particolare seggio .......

Gli indicatori sono in grado di specificare la situazione fino al livello del singolo seggio. Possono avere specificati precise delimitazioni di valore, sotto o sopra le quali non sia ammissibile andare, ed un sistema di allarmi automatici, che informi l'Organo di Gestione di tutte le deviazioni dal compimento del piano strategico, tra le quali anche la non presentazione di informazioni aggiornate entro i tempi previsti. Essi sono inoltre in grado di valutare il livello di attiva partecipazione al processo di elaborazione e compimento della strategia da parte di singoli elementi dell'organizzazione.

La Balanced Scorecard e l'e-Governement

"I superstiti di ogni specie non sono necessariamente i più forti. E neppure necessariamente i più intelligenti. Sono quelli più sensibili ai cambiamenti".
Nei primi anni '90 Robert Kaplan e David Norton tentarono di risolvere un problema che affliggeva le grandi aziende un po' dovunque nel mondo, relativo all'applicazione di misure per il miglioramento della performance. Le dinamiche del lavoro stavano mutando rapidamente: fattori quali la globalizzazione, la conoscenza del cliente, la progressiva crescita delle cosiddette "risorse intangibili" stavano tutti rapidamente convergendo verso un cambiamento di durata stabile , nel modo in cui il lavoro stesso veniva condotto. La Strategia veniva considerata uno strumento di protezione efficace nell'ambito di questo scenario in continuo mutamento. In ogni caso, la realtà dei fatti suggeriva che approssimativamente il 90% delle organizzazioni erano incapaci di convalidare le proprie strategie.

Kaplan e Norton fecero una scoperta sensazionale: i sistemi di misurazione delle performance utilizzati dalla maggior parte delle imprese non erano in grado di fornire le informazioni necessarie per rendere le medesime competitive nel contesto di una economia della conoscenza. Il maggior numero delle misure in questione rimanevano sostanzialmente immutate rispetto a quelle messe a punto dai primi Giganti industriali alle soglie del ventesimo secolo. Tali sistemi, caratterizzati dal fatto di riporre una pressoché esclusiva fiducia nell'applicabilità delle misure finanziarie, risultavano mal predisposti alle sfide affrontate dalle moderne organizzazioni. Kaplan e Norton credevano che le organizzazioni dovessero tentare l'introduzione del concetto di "equilibrio" nell'ambito dei loro sistemi di misurazione. Nello specifico la precisione storica e l'esaustività delle misure finanziarie della performance dovevano essere bilanciate con altri "elementi conduttori", nell'intento di considerare una gamma più vasta di performance e possibilità di operazioni strategiche. Il loro approccio radicale e tuttavia estremamente semplice venne definito La Balanced Scorecard mise in risalto l'applicabilità di misure in quattro aree distinte e tuttavia correlate: la conoscenza del cliente, i processi interni, la formazione e la crescita del personale, l'aspetto finanziario.
Grandi aziende in tutto il mondo hanno inserito a pieno titolo la Balanced Scorecard al loro interno sin dal momento della sua introduzione, negli anni '90. Stime recenti segnalano che almeno il 50% delle organizzazioni comprese in una delle liste delle imprese più ammirate d'America (pubblicate dalla rivista Fortune) usano il sistema di Balanced Scorecard. Aziende di profitto hanno utilizzato il sistema al fine di produrre soluzioni finanziarie migliori, allineare i dipendenti alla strategia, far dipendere la decisione di distribuire le risorse dal raggiungimento degli obiettivi aziendali.

Tuttavia il sistema di misurazione della performance è stato recepito con maggior ritardo dagli enti pubblici e dalle organizzazioni no-profit rispetto al settore privato. Tra le numerose spiegazioni plausibili a questo proposito va sicuramente inclusa la riluttanza, da parte di rappresentanti del settore pubblico, a sperimentare strumenti concepiti per destinatari appartenenti al settore privato e l'opinione secondo cui l'impegno profuso a favore dell'applicazione di misure del genere potrebbe offuscare l'effettivo orientamento alla mission da parte dell'organizzazione coinvolta. È su tali giustificazioni, nonché altre analoghe, che dovrebbe agire il cambiamento.

Possiamo sostenere che le organizzazioni pubbliche e quelle no-profit differiscono a tal punto dalle loro colleghe del settore privato, da ritenere estraneo alla loro configurazione l'approccio alla misurazione della performance, previsto dalla Balanced Scorecard ? Mentre pensiamo a una risposta adeguata, esaminiamo questa citazione: "Le questioni da affrontare sono molteplici e complesse, ma considerate nel loro insieme potrebbero essere caratterizzate da due sfide correlate tra loro e certamente non comuni, ovvero la possibilità concreta di attuare determinate misure, e la capacità di adeguarsi a un mondo soggetto a cambiamenti repentini. Le organizzazioni devono far fronte alla crescente competitività, alla diversità degli elementi costitutivi del processo, alle aspettative obiettivamente più alte da parte del settore pubblico, ai costi in aumento, ai mezzi di sostegno in diminuzione, alla tecnologia in rapida trasformazione, non ultime alle procedure di gestione del lavoro notevolmente differenti l'una dall'altra. La sopravvivenza in un ambiente del genere e la conseguente praticabilità di certe misure dipende dalla dimostrazione di una reale capacità di adattamento".

Il testo riportato si riferisce direttamente alle organizzazioni no-profit: le sfide che queste ultime si trovano ad affrontare si rivelano, come chiaramente indicato nella citazione, considerevolmente simili a quelle sostenute dalle imprese private. Un'immagine efficace potrebbe sinteticamente suggerire che le attuali Organizzazioni hanno adottato la Balanced Scorecard come "faro illuminante", che possa guidarle attraverso le "selve oscure" imposte dai cambiamenti circostanti. Si può dunque credere con ragionevole fondatezza che anche le organizzazioni no-profit, affrontando sfide di fatto identiche a quelle del settore privato, ricaveranno benefici di stessa portata, se non più consistenti.

In ogni caso, gli esempi di applicazione della Balanced Scorecard sono ormai tanti nel mondo e il concetto comincia a farsi strada anche in Italia nelle organizzazioni private e pubbliche.

Tre i principali fattori che hanno condotto ad accrescere la rilevanza del concetto di Balanced Scorecard, dal momento della sua introduzione nel mondo del lavoro in poi:
- gli scandali legati agli aspetti della responsabilità e della trasparenza dei processi, da parte di tutte le organizzazioni;
- le misure finanziarie e i loro limiti significativi;
- l'incapacità della maggior parte delle organizzazioni ad attuare efficacemente le loro strategie.
Esaminiamoli sinteticamente di seguito.
- Il primo fattore è rappresentato dalla continua ascesa verificatasi nel numero degli scandali relativi alla responsabilità e alla gestione del lavoro nei contesti organizzativi.
Nonostante la maggior parte di tali disastri riguardino il mondo del profitto, anche i settori no-profit non ne risultano immuni. I cittadini interessati, gli organismi di controllo e le autorità legislative si fanno portavoce di una richiesta di maggior trasparenza della performance organizzativa nella sua sostanza.
- La seconda componente determinante l'aumento di importanza della BSC si esplicita nella fiducia quasi esclusiva che, in tema di performance, siamo soliti riporre nelle misure finanziarie, poiché tale, ossia appunto finanziaria, è tradizionalmente la natura dei provvedimenti adottati dalle organizzazioni; la nostra dipendenza dall'applicazione delle misure finanziarie della performance è stata , in ogni caso, considerevolmente criticata negli ultimi anni. Perché? Le critiche in questione suggeriscono che le misure finanziarie non sono compatibili con l'ambiente attuale, difettano nell'efficacia di previsione di determinati problemi, consolidano gli interessi personali, a discapito di quelli generali, possono sacrificare la riflessione a lungo termine e non sono attinenti a molti livelli dell'organizzazione.
-La terza e ultima questione chiave a portata delle imprese è rappresentata dall'attuazione della strategia condotta con successo. Esistono quattro ostacoli fondamentali al buon esito di un'operazione del genere e riguardano la maggior parte delle organizzazioni: uno concerne la vision, un altro chiama in causa le persone, il terzo è relativo alle risorse, l'ultimo alla gestione in senso lato.
Il sistema impone una disciplina riguardo all'attuazione della strategia e lancia una sfida ai dirigenti d'azienda pubblica o privata affinché si preoccupino di trasformare le proprie strategie in obiettivi, misure, bersagli e iniziative nell'ottica di quattro prospettive cosiddette di "equilibrio": la soddisfazione del cliente/cittadino, i processi interni, l'apprendimento e la crescita, l'aspetto finanziario.
Riassumendo, anche "storicamente"……:
negli anni '60 la Pianificazione della performance e il Sistema di bilancio sono stati utilizzati negli Stati Uniti. La loro applicazione è stata seguita da quella del sistema di bilancio su base-zero, della gestione per obiettivi, di iniziative di qualità totale. Successivamente un Atto di governo e un Decreto sui risultati furono tradotti in legge, che a sua volta richiedeva agli enti configurati in federazione di attuare un sistema di certificazione fondato sulla misurazione di performance e comprensivo della messa a punto di fini e obiettivi da conseguire tramite una progressione di fasi nel sistema di misurazione stesso.

A livello centrale e locale, l'Organo di certificazione degli standards (GASB) ha sostenuto l'impiego di un "servizio di espletamento"

Anche il settore no-profit ha sperimentato la misurazione di performance, adottando indicatori di certificazione finanziaria e sistemi metrici correlati ai soggetti coinvolti, in una quantità di ambiti. Molte organizzazioni no-profit hanno condotto una battaglia contro la nozione di misurazione di performance, probabilmente a causa di una diffusa riluttanza a investire nella capacità organizzativa in generale. Molti enti temono che ogni dollaro speso su iniziative del genere della Misurazione di performance rappresenti una somma sottratta al capitale utile per il conseguimento della loro mission. Molte persone avvedute sostengono ora che una infrastruttura solida ed esperta costituisce un prerequisito nel perseguimento da parte delle organizzazioni no-profit di obiettivi inerenti alla mission.

La BSC è stata ampiamente recepita nel mondo no-profit (più di metà delle mille aziende della lista Fortune hanno adottato il sistema ). Le differenze tra il "modello di profitto" e quello utilizzato dai settori pubblico e no-profit pongono in rilievo il fatto che mentre la strategia rimane concettualmente il nucleo centrale della Scorecard, gli obiettivi della mission occupano comunque la posizione principale nel quadro d'insieme. Anche la soddisfazione del cliente risalta tra gli obiettivi di massima importanza nell'ambito dei processi di Scorecard destinati a enti pubblici e no-profit. Gli obiettivi finanziari risultano critici per ogni organizzazione e di frequente svolgono la funzione di porre limiti, o al contrario sollecitare all'azione le aziende che li perseguono. Le prospettive riguardanti i processi interni, le modalità di apprendimento e crescita dei dipendenti rimangono evidenti nei processi pubblici e privati di BSC. Molte organizzazioni contano su un insieme associato di indicatori finanziari, e non, ed esercitano sulla loro attuazione uno scrupoloso controllo periodico, effettuato mensilmente oppure con cadenza trimestrale. In ogni caso, tale raccolta di indicatori ad hoc non contribuisce , se non in scarsa misura, a fornire loro una guida per apprendere e conseguentemente eseguire le loro strategie. Ciò che separa la Scorecard da altri sistemi è l'attenzione riservata da quest'ultima al rapporto di causa-effetto.

Gli obiettivi e le misure scelte per la BSC dovrebbero interessare le quattro prospettive precedentemente esaminate, per giungere all'elaborazione di un piano aziendale strategico valido. Il sistema di BSC fornisce molti vantaggi, tra i quali: la produzione di risultati, la dimostrazione pratica del processo di certificazione, la creazione di un centro di interesse sulla strategia, la diffusione di informazioni, l'autodifesa, i cambiamenti di direzione aziendale, l'ispirazione di fiducia.

CHANGE MANAGEMENT: gli errori più comuni nell'attuazione del processo

The plan was sound; its execution, faulty. Il piano era ben costruito, la sua esecuzione piena di difetti. E' quello che spesso accade con il Change Management. La parte più difficile è realizzare i cambiamenti necessari per raggiungere i miglioramenti previsti.
Ogni organizzazione ha le sue peculiarità ed incontra i suoi problemi nell'attuazione del Change Management. In tutte però esiste un ostacolo fondamentale: il management ed i collaboratori vedono il cambiamento in modo diverso. La direzione vede in generale il cambiamento come una opportunità per migliorare la posizione dell'organizzazione ed allineare le operazioni con la strategia, come un'ulteriore sfida. Per molti collaboratori, incluso spesso il management intermedio, il cambiamento è qualcosa di non auspicabile e distruttivo di posizioni acquisite.
Uno studio su più di cento organizzazioni che hanno intrapreso il processo di Change Management ha prodotto dei risultati interessanti. Gli obiettivi del processo sono naturalmente diversi da organizzazione ad organizzazione. In generale però si intraprende un con un fine precipuo: operare dei cambiamenti radicali sulla conduzione del business in modo da poter affrontare con più efficienza ed efficacia i cambiamenti nel mercato.
La lezione più importante da apprendere dai casi di successo è che il processo di Change Management va portato avanti per tappe successive. La pianificazione delle tappe deve essere accurata e senza errori. Gli errori più comuni sono:
1. Non riuscire a stabilire e di conseguenza far avvertire e trasmettere un grande senso di urgenza.
E' il primo step del processo e sembra facile, ma non lo è per niente. E' necessario convincere tutti della necessità del cambiamento. Generalmente non vogliamo sentire le brutte notizie e questo è un grande ostacolo nell'accettare che il cambiamento è necessario. E' quindi necessario far comprendere che andare avanti come se niente fosse è più pericoloso che andare incontro a qualcosa che non si conosce. Il numero da tener presente è 75. Vuol dire che se il 75% dell'organizzazione è convinta della necessità di intraprendere il processo del Change Management un primo passo è stato fatto.
2. Non creare all'interno dell'organizzazione un gruppo guida abbastanza forte.
Il gruppo leader del processo deve essere abbastanza forte in termini di ruolo, di knowledge, ovvero competenza, di esperienza e reputazione. E' in questo gruppo guida del cambiamento che il senso di urgenza deve essere molto forte.
3. Non riuscire a programmare una vision chiara.
Il gruppo leader deve sviluppare una visione del futuro relativamente facile da comprendere e comunicare a tutti: clienti, shareholders, collaboratori e dipendenti. Senza una chiara vision gli sforzi per la trasformazione possono risolversi in una serie di progetti non coerenti tra loro e quindi portare l'organizzazione nella direzione sbagliata oppure da nessuna parte. Un modo per verificare che la vision sia chiara è quello di provare a comunicarla in meno di tre minuti. Un sistema è anche quello di provare a spiegarla in modo esaustivo a qualcuno incontrato al piano terra in ascensore, prima di giungere al quinto piano.
4. Mantenere inconsistenza tra comunicazione e azione.
La comunicazione avviene sia con le parole sia con i fatti e le azioni. Il secondo modo di comunicare è sicuramente il più efficace. L'esempio dell'impegno nel processo da parte del management è quindi lo strumento migliore per perseguire lo scopo. Se questo manca il risultato non sarà assolutamente buono. Niente risulta più dannoso per il processo di cambiamento del comportamento del management non consistente con le comunicazioni verbali.

5. Non rimuovere gli ostacoli alla vision.
Il cambiamento richiede la rimozione degli ostacoli al cambiamento stesso. Gli ostacoli possono risiedere nella struttura organizzativa, nel sistema dei compensi e degli incentivi, nel sistema di misura delle performance. Si tratta di una serie di ostacoli che fanno in modo che le persone debbano scegliere tra la nuova vision ed i loro personali interessi. Il peggio che può capitare è il middle management che rifiuti il cambiamento o faccia richieste inconsistenti con lo sforzo complessivo.
All'inizio del processo spesso non ci sono le risorse per rimuovere tutti gli ostacoli. Quelli più evidenti devono in ogni caso essere rimossi per sostenere la credibilità del processo di cambiamento nella sua interezza.
6. Non pianificare in modo corretto creando tappe intermedie.
Un reale cambiamento ha bisogno di tempo, ed è possibile perdere la motivazione a procedere se non ci sono tappe intermedie da raggiungere per, in un secondo momento, "festeggiare". In un processo di cambiamento ben condotto è necessario trovare momenti di soddisfazione per risultati raggiunti in modo da evitare che quelli che hanno accettato il processo non si sentano frustrati e si aggiungano agli scettici ed ai "resistenti" al cambiamento.
7. Dichiarare vittoria troppo presto.
Mentre ritenersi soddisfatti per i risultati raggiunti è buona cosa, non bisogna dichiarare vittoria troppo presto. Il cambiamento ha bisogno di tempo per radicarsi nella cultura di una organizzazione.

Esistono altri errori che si possono commettere nel processo di Change Management. I sette che abbiamo elencato sono i più comuni e certamente i più gravi.

CAR Sharing

Quello che segue è lo scenario per una “business simulation”, parte di un corso di formazione manageriale per una grande azienda italiana nel 2000 e l'idea dell'Intelligent Mobility System era stata concepita quasi 30 anni prima.

Siamo nell’anno 2006 in Virtland, un paese europeo con circa 30 milioni di abitanti, all’avanguardia nella net-economy. La net-economy ha costituito una vera rivoluzione: non più proprietà dei beni e dei servizi ma disponibilità degli stessi.
Il principio della disponibilità è stato studiato a fondo da Peter Available, premio Nobel per l’economia nel 2002, ed approfondito per la mobilità da James Simulcase attraverso simulazioni operative. Il principio della disponibilità di Available e la sua applicabilità sono stati oggetto di grandi dibattiti in Virtland soprattutto per la resistenza delle lobby dei produttori di mezzi di trasporto.
In Virtland nel 2002 circolavano, sarebbe meglio dire esistevano, circa 20 milioni di veicoli, vale a dire circa 65 auto ogni 100 abitanti, compresi vecchi e bambini. L’aria nei grandi centri urbani, 12 grandi città, era assolutamente irrespirabile nonostante additivi e marchingegni vari. La circolazione era diventata impossibile, si calcolava una velocità di non più di 2 Km. l’ora. Tutte le “trovate” per rendere più fluida la circolazione, fasce orarie, parcheggi a pagamento, sensi unici, eccetera, si dimostravano inefficaci. Anche il rendere illegale l’acquisto di un veicolo per chi non dimostrasse di possedere un garage, come già in Giappone negli anni ’90, non aveva ottenuto alcun risultato.
Nel febbraio del 2003 alcuni avvenimenti importanti costituirono la svolta decisiva. Le date sono ormai diventate storiche. Lunedì 3 febbraio 2003 nella città di Firstcity il traffico si bloccò completamente dalle 8 del mattino alle 18. Lo stesso fenomeno si ripeté di nuovo giovedì 6 nella stessa città e contemporaneamente in Secondcity con una durata maggiore dello stop, fino alle 21. Il lunedì successivo, 10 febbraio la circolazione si bloccò completamente in quattro delle principali città di Virtland e il blocco durò in media per 30 ore, sino al mercoledì 12. Il consiglio dei Ministri di Virtland si riunì alle 20 di mercoledì 12 febbraio e decretò il divieto di circolazione in tutto il paese ai veicoli privati per 16 giorni, vale a dire sino a sabato 2 marzo. Il problema era enorme e s'imponeva una soluzione drastica. Il ministro per la mobilità, John Mobile, di origine italiana, convocò al ministero James Simulcase per il giorno dopo, giovedì 13 e lo pose a confronto con una folta commissione di esperti e rappresentanti di varie organizzazioni industriali e sindacali. James Simulcase dimostrò che per la mobilità dei cittadini di Virtland, sarebbe stato sufficiente un numero di veicoli pari ad un decimo di quelli esistenti. L’idea era semplice: invece di acquistare ognuno un’auto propria, per poi usarla effettivamente in media meno di un’ora al giorno, molte persone condividono pochi veicoli da utilizzare individualmente su prenotazione ed in self service.
Dopo nove giorni di riunioni e dibattiti, venerdì 21 febbraio alle ore 20, in tempo per il notiziario televisivo, il governo di Virtland emanò la “legge sulla mobilità”, un solo articolo, ormai ben nota:
“A partire dal 1° gennaio 2004 la proprietà di qualsiasi mezzo a motore per la mobilità individuale è illegale.”
Dopo due anni è possibile affermare che il sistema funziona. Circolano attualmente nel paese solo 2 milioni di veicoli a motore. Una recente indagine presso un campione significativo di potenziali clienti ha dimostrato i vantaggi effettivi della legge 21 febbraio 2003. Solo il 10% degli intervistati ha dichiarato di preferire il sistema precedente. Sono poche le riserve di principio sollevate contro l’IMB (Intelligent Mobility System). Il dubbio più frequente riguarda l’effettiva disponibilità dei veicoli quando se ne abbia bisogno e sulla facilità di raggiungere i punti di stazionamento. In effetti, in ciascuna delle dodici città principali esistono al momento in media 50 punti di stazionamento.
Una altra recente indagine conoscitiva sulla soddisfazione dei clienti ha avuto buoni risultati. I clienti apprezzano puntualità, efficienza e gentilezza degli addetti al servizio ed in generale si ritengono soddisfatti per la manutenzione e la comodità dei veicoli. Due terzi dei clienti raggiungono il punto di stazionamento in meno di dieci minuti. Altro vantaggio significativo della legge 21 febbraio 2003 è una drastica riduzione del consumo di carburante con conseguente abbassamento del livello di inquinamento.
Le aziende che oggi si dividono il mercato dell’IMB sono cinque. I distributori sono centinaia sparsi su tutto il paese. I punti di stazionamento sono circa 600 in maggior parte concentrati nelle dodici città principali.

E' dal 2005 che finalmente il Car Sharing comincia a funzionare, molto timidamente, in Italia con alcune città all'avanguardia.



Riportiamo qualche dato ufficiale sul Car Sharing attualmente in Italia:
ICS (Iniziativa Car Sharing) è la struttura di coordinamento (Convenzione di Enti Locali) delle realtà locali del Car Sharing, con Statuto e Regolamento che ne definiscono gli scopi ed i principi fondamentali di funzionamento, promossa e sostenuta dal Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio con un finanziamento di circa nove milioni di euro, per fornire assistenza alle città che intendano sviluppare sistemi di Car Sharing.

Questa iniziativa si situa nell'ambito del decreto legge del 27 marzo 1998, attraverso il quale il Ministero dell'Ambiente e del Territorio ha voluto promuovere nel nostro Paese l'introduzione di servizi idonei a contrastare l'incidenza negativa del traffico veicolare sull'ambiente cittadino.


http://www.icscarsharing.it