Il 70% di chi incomincia un corso di E-learning non lo completa. Come mai? - Maggio 2002
E-learning: Nel resto del mondo una “grossa realtà”, in Italia un “grosso” equivoco. Molti formatori ritengono sia sufficiente inviare un cd, realizzare qualche pagina html, spedire in attach qualche lezione per arrogarsi il titolo di corsi E-learning. Quanto di più sbagliato, e controproducente per un mercato ancora inespresso ma con una domanda sempre maggiore.
Il World Education Market (www.wemex.com) che si è tenuto la settimana scorsa a Lisbona ha dedicato molto spazio all’E-learning: cioè ai nuovi sistemi di apprendimento elettronico. Una tecnologia attraente in cui l’interattività diventa un concetto basilare per l’ambiente di apprendimento. L’approccio educativo non è più focalizzato sui docenti, ma sulle esigenze di chi deve imparare. E-learning, infatti, significa in particolare apprendimento asincrono e personalizzato, cioè adattabile ai propri ritmi e tarato in base alle proprie esigenze. John Chambers, della Cisco, ha scommesso che l’E-learning sarà la vera “killer application” di Internet, e che al suo confronto l’invenzione dell’email sembrerà una bazzecola.
Ma c'è un dato allarmante, emerso da una ricerca della società Forrester Research: finora, il 70% di chi incomincia un corso di E-learning non lo completa. Come mai?
Forse chi ha abbandonato il corso lo ha fatto perchè ha imparato tutto quello che c’era da imparare “just in time”, e ne fruisce già sul lavoro?
Barry Howard, un esperto della Qed Consulting (www.qeddata.com), sostiene che l’apprendimento online va male perché chi disegna i corsi si limita a mettere online i libri di testo, e i programmi educativi sono datati.
Secondo Howard, bisogna re-inventarsi un programma educativo diverso: “…oggi, è necessario per le Aziende, un percorso che consenta di imparare sbagliando. Per cui, se un corso online è disegnato in modo che gli studenti debbano affrontare un problema da risolvere, saranno motivati a completarlo”.
Quindi il nocciolo è - come dice il più autorevole Howard, rispetto a noi di Gemini Europa - che le proposte formative incentrate sull’E-learning, si riducono all’invio di un CD, a mettere online i libri di testo su un sito Web, o peggio ancora, all’invio di lezioni in attach. Tutto il contrario di quello che dovrebbe essere. Vale a dire, interattività, chat costantemente disponibili, forum, approfondimenti e soprattutto sperimentazioni, sperimentazioni ed ancora sperimentazioni (learning by doing).
In sostanza, come diciamo noi nel proporre i nostri corsi (www.eformanager.com): il modo migliore per imparare è SPERIMENTARE. Senza che gli errori commessi si riflettano realmente sull’azienda.
Noi, esclusivisti per l’Italia, del metodo MCC International, basato sul Learning by doing, applichiamo e adattiamo ad ogni esigenza formativa, Practice Simulation realmente interattive.
La prova?
La percentuale di corsisti che termina le nostre Practice Simulation è del 100%. Un motivo dovrà pur esserci!
Il World Education Market (www.wemex.com) che si è tenuto la settimana scorsa a Lisbona ha dedicato molto spazio all’E-learning: cioè ai nuovi sistemi di apprendimento elettronico. Una tecnologia attraente in cui l’interattività diventa un concetto basilare per l’ambiente di apprendimento. L’approccio educativo non è più focalizzato sui docenti, ma sulle esigenze di chi deve imparare. E-learning, infatti, significa in particolare apprendimento asincrono e personalizzato, cioè adattabile ai propri ritmi e tarato in base alle proprie esigenze. John Chambers, della Cisco, ha scommesso che l’E-learning sarà la vera “killer application” di Internet, e che al suo confronto l’invenzione dell’email sembrerà una bazzecola.
Ma c'è un dato allarmante, emerso da una ricerca della società Forrester Research: finora, il 70% di chi incomincia un corso di E-learning non lo completa. Come mai?
Forse chi ha abbandonato il corso lo ha fatto perchè ha imparato tutto quello che c’era da imparare “just in time”, e ne fruisce già sul lavoro?
Barry Howard, un esperto della Qed Consulting (www.qeddata.com), sostiene che l’apprendimento online va male perché chi disegna i corsi si limita a mettere online i libri di testo, e i programmi educativi sono datati.
Secondo Howard, bisogna re-inventarsi un programma educativo diverso: “…oggi, è necessario per le Aziende, un percorso che consenta di imparare sbagliando. Per cui, se un corso online è disegnato in modo che gli studenti debbano affrontare un problema da risolvere, saranno motivati a completarlo”.
Quindi il nocciolo è - come dice il più autorevole Howard, rispetto a noi di Gemini Europa - che le proposte formative incentrate sull’E-learning, si riducono all’invio di un CD, a mettere online i libri di testo su un sito Web, o peggio ancora, all’invio di lezioni in attach. Tutto il contrario di quello che dovrebbe essere. Vale a dire, interattività, chat costantemente disponibili, forum, approfondimenti e soprattutto sperimentazioni, sperimentazioni ed ancora sperimentazioni (learning by doing).
In sostanza, come diciamo noi nel proporre i nostri corsi (www.eformanager.com): il modo migliore per imparare è SPERIMENTARE. Senza che gli errori commessi si riflettano realmente sull’azienda.
Noi, esclusivisti per l’Italia, del metodo MCC International, basato sul Learning by doing, applichiamo e adattiamo ad ogni esigenza formativa, Practice Simulation realmente interattive.
La prova?
La percentuale di corsisti che termina le nostre Practice Simulation è del 100%. Un motivo dovrà pur esserci!