Cos’è il telelavoro - Gennaio 2003
Conosciuto nei paesi di lingua inglese come Telework o Telecommute, il telelavoro è una realtà che si va affermando progressivamente anche in Italia e che tende ad uscire dalla ristretta cerchia di interesse dei soli addetti ai lavori, per interessare in modo crescente la pubblica opinione.
Si tratta di un fenomeno innovativo strettamente legato allo sviluppo delle tecnologie informatiche e, come tale, in continua evoluzione. Il telelavoro presenta molteplici aspetti e influisce su campi diversi dell'attività umana (economia, diritto, ambiente, società). Per questi motivi è difficile fornire una definizione univoca di telelavoro, ma si possono avere molteplici definizioni ciascuna delle quali presenta particolari sfumature di significato. Tra le definizioni più conosciute di telelavoro coniate dagli esperti in questi ultimi anni ne citiamo una che riteniamo racchiuda tutte le altre: “un modo flessibile di lavorare applicabile ad un'ampia gamma di attività lavorative, che consiste nello svolgere il lavoro per una percentuale di tempo significativa in un luogo diverso da quello del datore di lavoro o del posto di lavoro tradizionale. Il telelavoro può essere effettuato sia a tempo pieno che a tempo parziale. Il lavoro si basa in gran parte sull'elaborazione elettronica dell'informazione, e quindi sempre sull'uso della telecomunicazione per mantenere in contatto il datore di lavoro ed il lavoratore.”
(Gray, Hodson e Gordon, Teleworking Explained, John Willey and Sons, Chiester, 1993);
Per far sì che la definizione di telelavoro ricomprenda molte fattispecie riscontrabili nella realtà, e non solo rapporti di lavoro subordinato, sembra appropriato definire come telelavoratore anche chi interagisce a distanza con il cliente attraverso l'ausilio di strumenti informatici, purché il rapporto con il cliente abbia natura sistematica e presenti una certa stabilità. Se si adotta questa ottica, il telelavoro va inteso come modalità di organizzazione del lavoro applicabile ai processi produttivi interaziendali e al "category management". Ossia tutte quelle forme di integrazione tra fornitore, produttore e cliente finale che utilizzano gli strumenti telematici per far sì che l'informazione si diffonda a tutti i livelli del processo produttivo terminale, fornendo ad ogni soggetto una maggior consapevolezza delle esigenze di mercato ed una maggiore capacità di risposta agli stimoli esterni.
Alla luce di queste considerazioni possiamo dare una definizione ampia di telelavoro che abbracci tutte le diverse manifestazioni del fenomeno:
qualsiasi rapporto di lavoro o prestazione di servizio di tipo gerarchico o co-operativo, abituale e reiterata nel tempo, che utilizzi strumenti di ICT (Internet and Communication Technologies).
Il termine "gerarchico" fa riferimento alle relazioni di lavoro subordinato, mentre il termine "co-operativo" fa riferimento a relazioni di lavoro parasubordinato o a relazioni tra aziende diverse (normalmente impresa e libero professionista). E' importante che tra le imprese si instaurino relazioni di tipo co-operativo, ossia che l'approccio collaborativo prende il sopravvento su quello competitivo e la fissazione del prezzo, la determinazione della data di consegna della merce, la scelta delle materie prime o addirittura la stessa organizzazione del ciclo produttivo vengano decise congiuntamente dagli imprenditori (anche se inconsapevolmente). Ciò avviene quando le relazioni tra imprenditori divengono stabili nel tempo e la gestione delle rispettive imprese acquisisce una certa interdipendenza strategica. Una condizione necessaria ma non sufficiente perché un soggetto possa definirsi telelavoratore è che costui operi a distanza dal luogo che rappresenta la destinazione logistica del suo output. Ma il telelavoro è anche un fenomeno legato a filo doppio alle nuove tecnologie e perché un lavoratore possa essere definito tale è anche necessario che operi attraverso l'impiego di strumenti informatici. L'impiego di strumenti telematici, al contrario, non costituisce condizione necessaria perché sono possibili forme di telelavoro off-line in cui l'output del telelavoratore raggiunge la sede della propria impresa o dell'impresa partner tramite mezzi tradizionali (es. servizio postale o corrieri espressi). Lo sviluppo della telematica e delle tecniche sicure di trasmissione dati renderà le modalità di telelavoro off-line sempre meno diffuse.
Il telelavoro non è semplicemente cambiamento del posto in cui si svolge il lavoro esistente; è anche scomparsa di vecchi mestieri, sostituiti da nuove opportunità di lavoro. I nuovi lavori possono essere svolti ovunque: non solo a casa anziché in ufficio, ma anche in altre aziende, in altri settori, in altre nazioni e in altri continenti. Grazie a questa nuova modalità di produzione anche la forza lavoro, ossia il fattore produttivo statico per eccellenza, può partecipare al processo di globalizzazione dell'economia dal quale (almeno per il momento) pare essere tagliato fuori.
I programmatori della regione indiana di Bangalore che lavorano per le aziende americane dell'informatica residenti nella Silycon Valley, così come i lavoratori filippini utilizzati da alcune compagnie aeree occidentali per delocalizzare l'attività di prenotazione dei voli sono esempi che rendono bene l'idea di come il telelavoro possa promuovere la delocalizzazione produttiva pur senza che l'impresa debba realizzare costosi investimenti diretti all'estero. Considerando il ruolo sempre più importante che i flussi internazionali di informazioni rivestono rispetto ai flussi internazionali di merci nell'ambito dei processi produttivi aziendali, si può immaginare che il telelavoro verrà utilizzato in misura crescente nei processi di internazionalizzazione delle imprese.
Si tratta di un fenomeno innovativo strettamente legato allo sviluppo delle tecnologie informatiche e, come tale, in continua evoluzione. Il telelavoro presenta molteplici aspetti e influisce su campi diversi dell'attività umana (economia, diritto, ambiente, società). Per questi motivi è difficile fornire una definizione univoca di telelavoro, ma si possono avere molteplici definizioni ciascuna delle quali presenta particolari sfumature di significato. Tra le definizioni più conosciute di telelavoro coniate dagli esperti in questi ultimi anni ne citiamo una che riteniamo racchiuda tutte le altre: “un modo flessibile di lavorare applicabile ad un'ampia gamma di attività lavorative, che consiste nello svolgere il lavoro per una percentuale di tempo significativa in un luogo diverso da quello del datore di lavoro o del posto di lavoro tradizionale. Il telelavoro può essere effettuato sia a tempo pieno che a tempo parziale. Il lavoro si basa in gran parte sull'elaborazione elettronica dell'informazione, e quindi sempre sull'uso della telecomunicazione per mantenere in contatto il datore di lavoro ed il lavoratore.”
(Gray, Hodson e Gordon, Teleworking Explained, John Willey and Sons, Chiester, 1993);
Per far sì che la definizione di telelavoro ricomprenda molte fattispecie riscontrabili nella realtà, e non solo rapporti di lavoro subordinato, sembra appropriato definire come telelavoratore anche chi interagisce a distanza con il cliente attraverso l'ausilio di strumenti informatici, purché il rapporto con il cliente abbia natura sistematica e presenti una certa stabilità. Se si adotta questa ottica, il telelavoro va inteso come modalità di organizzazione del lavoro applicabile ai processi produttivi interaziendali e al "category management". Ossia tutte quelle forme di integrazione tra fornitore, produttore e cliente finale che utilizzano gli strumenti telematici per far sì che l'informazione si diffonda a tutti i livelli del processo produttivo terminale, fornendo ad ogni soggetto una maggior consapevolezza delle esigenze di mercato ed una maggiore capacità di risposta agli stimoli esterni.
Alla luce di queste considerazioni possiamo dare una definizione ampia di telelavoro che abbracci tutte le diverse manifestazioni del fenomeno:
qualsiasi rapporto di lavoro o prestazione di servizio di tipo gerarchico o co-operativo, abituale e reiterata nel tempo, che utilizzi strumenti di ICT (Internet and Communication Technologies).
Il termine "gerarchico" fa riferimento alle relazioni di lavoro subordinato, mentre il termine "co-operativo" fa riferimento a relazioni di lavoro parasubordinato o a relazioni tra aziende diverse (normalmente impresa e libero professionista). E' importante che tra le imprese si instaurino relazioni di tipo co-operativo, ossia che l'approccio collaborativo prende il sopravvento su quello competitivo e la fissazione del prezzo, la determinazione della data di consegna della merce, la scelta delle materie prime o addirittura la stessa organizzazione del ciclo produttivo vengano decise congiuntamente dagli imprenditori (anche se inconsapevolmente). Ciò avviene quando le relazioni tra imprenditori divengono stabili nel tempo e la gestione delle rispettive imprese acquisisce una certa interdipendenza strategica. Una condizione necessaria ma non sufficiente perché un soggetto possa definirsi telelavoratore è che costui operi a distanza dal luogo che rappresenta la destinazione logistica del suo output. Ma il telelavoro è anche un fenomeno legato a filo doppio alle nuove tecnologie e perché un lavoratore possa essere definito tale è anche necessario che operi attraverso l'impiego di strumenti informatici. L'impiego di strumenti telematici, al contrario, non costituisce condizione necessaria perché sono possibili forme di telelavoro off-line in cui l'output del telelavoratore raggiunge la sede della propria impresa o dell'impresa partner tramite mezzi tradizionali (es. servizio postale o corrieri espressi). Lo sviluppo della telematica e delle tecniche sicure di trasmissione dati renderà le modalità di telelavoro off-line sempre meno diffuse.
Il telelavoro non è semplicemente cambiamento del posto in cui si svolge il lavoro esistente; è anche scomparsa di vecchi mestieri, sostituiti da nuove opportunità di lavoro. I nuovi lavori possono essere svolti ovunque: non solo a casa anziché in ufficio, ma anche in altre aziende, in altri settori, in altre nazioni e in altri continenti. Grazie a questa nuova modalità di produzione anche la forza lavoro, ossia il fattore produttivo statico per eccellenza, può partecipare al processo di globalizzazione dell'economia dal quale (almeno per il momento) pare essere tagliato fuori.
I programmatori della regione indiana di Bangalore che lavorano per le aziende americane dell'informatica residenti nella Silycon Valley, così come i lavoratori filippini utilizzati da alcune compagnie aeree occidentali per delocalizzare l'attività di prenotazione dei voli sono esempi che rendono bene l'idea di come il telelavoro possa promuovere la delocalizzazione produttiva pur senza che l'impresa debba realizzare costosi investimenti diretti all'estero. Considerando il ruolo sempre più importante che i flussi internazionali di informazioni rivestono rispetto ai flussi internazionali di merci nell'ambito dei processi produttivi aziendali, si può immaginare che il telelavoro verrà utilizzato in misura crescente nei processi di internazionalizzazione delle imprese.
0 Comments:
Posta un commento
<< Home