L’innovatività entra nel bilancio aziendale, ovvero: la conoscenza condivisa raddoppia il potere
Pubblicato su Notiziario Gemini Europa ( http://www.geminieuropa.com ) Luglio 2001
La notizia è di qualche giorno fa: alcune tra le più grandi aziende della Net Economy hanno lanciato un allarme, i loro dipendenti rimangono collegati ad Internet in media due ore al giorno a leggere la posta (email), a “chattare” con amici e colleghi. E questo, secondo loro, rappresenterebbe una notevole perdita di efficienza e quindi un costo da ridurre.
La notizia, di per se strana e molto anacronistica, diventa ancora più strana ed inconcepibile se riportata a società della Net Economy, ovvero a società che fanno, o dovrebbero fare, della conoscenza e dello scambio continuo e spontaneo delle informazioni il loro primo emendamento per favorire appunto quello scambio, quel confronto, in sintesi il Know-how.
Tutto ciò risulta di difficile comprensione perché se è vero che per “misurare” un’azienda la valutazione degli attivi e dei passivi è sicuramente un elemento importante non è sufficiente, almeno secondo Noi. L'utile e la perdita non sono sufficienti a stimare la "bontà" di un'iniziativa, oggi. La reale valutazione di un’azienda non può prescindere da alcuni elementi intangibili che, tuttavia, sono indicatori concreti della sostenibilità nel tempo del business.
Dunque, da cosa dipende il valore di un'azienda? Per quali ragioni alcune imprese hanno un valore di mercato molto superiore al loro valore contabile? Perché aziende di successo perdono rapidamente valore e imprese prive di profitto sono sopravalutate dagli investitori?
Il valore di un'impresa dipende oggi sempre meno dai suoi asset tradizionali e sempre più dai suoi asset intangibili. Un'impresa può oggi definirsi ricca, vitale, competitiva non quando possiede ingenti risorse economiche e finanziarie ma quando dispone di un elevato capitale intellettuale.La capacità di innovare, le competenze e il know-how delle persone, l'immagine aziendale, il patrimonio di relazioni instaurate con il mercato e i clienti, sono questi gli elementi del capitale intellettuale che concorrono in misura sempre maggiore a determinare il valore di un'azienda e la sua capacità di competere sul mercato. Le attuali metodologie di accounting, basate esclusivamente su indicatori economico-finanziari, attraverso il bilancio d'esercizio evidenziano un buon risultato nella gestione passata ma nulla, o molto poco, dicono sulla sostenibilità di tale risultato nel futuro e sulla capacità competitiva dell'impresa.Può una squadra di calcio che negli ultimi anni ha vinto il titolo di campione essere certa di vincerlo anche il prossimo anno? Certamente no. Se così fosse non esisterebbero né competizione né scommesse. Troppe sono le variabili in gioco e troppe le cause che concorrono ad ottenere un simile risultato. Lo stesso vale per un'impresa. Lo studio dei trend economici ci informa del fatto che l'azienda è stata gestita bene e ha accresciuto il proprio valore, ma questa affermazione non può estendersi anche al futuro. Occorre prendere in esame tutta una serie di altre misure, meno tradizionali, ma altrettanto importanti. E' pertanto urgente concepire nuovi metodi e strumenti di accounting che contemplino non solo gli aspetti economici e finanziari ma anche quelli legati al capitale intellettuale di un'azienda, oggi suo unico vero asset. Baruch Lev, Professore di Accounting and Finance alla Stern School of Business della New York University, e oggi uno dei massimi esperti mondiali di valutazione del capitale intellettuale, afferma che il sistema di reporting economico e finanziario attualmente utilizzato è vecchio di 500 anni e che quindi esso fa parte, non già della "old economy", bensì di quella che ironicamente definisce la "old old economy".
Il bilancio d'esercizio è nato con la finalità di contenere tutte le principali informazioni riguardanti un'impresa. In una realtà economica costruita essenzialmente intorno a transazioni commerciali tra aziende e tra aziende e mercato, questo sistema ha svolto la sua funzione in maniera egregia. Oggi, nell'era della conoscenza, è eccessivamente riduttivo ricondurre il business a semplici transazioni commerciali. Molte più variabili incidono sul valore di un'azienda ed è necessario prestare loro la dovuta attenzione.
La conoscenza in sé e per sé non è così importante, se non è diffusa capillarmente all’interno di un gruppo, di una impresa. Così come in una squadra di calcio la bravura del fuoriclasse nulla può se non condivisa e supportata dai compagni, allo stesso modo la conoscenza esprime sull’organizzazione i suoi benefici solo quando è condivisa.
La notizia è di qualche giorno fa: alcune tra le più grandi aziende della Net Economy hanno lanciato un allarme, i loro dipendenti rimangono collegati ad Internet in media due ore al giorno a leggere la posta (email), a “chattare” con amici e colleghi. E questo, secondo loro, rappresenterebbe una notevole perdita di efficienza e quindi un costo da ridurre.
La notizia, di per se strana e molto anacronistica, diventa ancora più strana ed inconcepibile se riportata a società della Net Economy, ovvero a società che fanno, o dovrebbero fare, della conoscenza e dello scambio continuo e spontaneo delle informazioni il loro primo emendamento per favorire appunto quello scambio, quel confronto, in sintesi il Know-how.
Tutto ciò risulta di difficile comprensione perché se è vero che per “misurare” un’azienda la valutazione degli attivi e dei passivi è sicuramente un elemento importante non è sufficiente, almeno secondo Noi. L'utile e la perdita non sono sufficienti a stimare la "bontà" di un'iniziativa, oggi. La reale valutazione di un’azienda non può prescindere da alcuni elementi intangibili che, tuttavia, sono indicatori concreti della sostenibilità nel tempo del business.
Dunque, da cosa dipende il valore di un'azienda? Per quali ragioni alcune imprese hanno un valore di mercato molto superiore al loro valore contabile? Perché aziende di successo perdono rapidamente valore e imprese prive di profitto sono sopravalutate dagli investitori?
Il valore di un'impresa dipende oggi sempre meno dai suoi asset tradizionali e sempre più dai suoi asset intangibili. Un'impresa può oggi definirsi ricca, vitale, competitiva non quando possiede ingenti risorse economiche e finanziarie ma quando dispone di un elevato capitale intellettuale.La capacità di innovare, le competenze e il know-how delle persone, l'immagine aziendale, il patrimonio di relazioni instaurate con il mercato e i clienti, sono questi gli elementi del capitale intellettuale che concorrono in misura sempre maggiore a determinare il valore di un'azienda e la sua capacità di competere sul mercato. Le attuali metodologie di accounting, basate esclusivamente su indicatori economico-finanziari, attraverso il bilancio d'esercizio evidenziano un buon risultato nella gestione passata ma nulla, o molto poco, dicono sulla sostenibilità di tale risultato nel futuro e sulla capacità competitiva dell'impresa.Può una squadra di calcio che negli ultimi anni ha vinto il titolo di campione essere certa di vincerlo anche il prossimo anno? Certamente no. Se così fosse non esisterebbero né competizione né scommesse. Troppe sono le variabili in gioco e troppe le cause che concorrono ad ottenere un simile risultato. Lo stesso vale per un'impresa. Lo studio dei trend economici ci informa del fatto che l'azienda è stata gestita bene e ha accresciuto il proprio valore, ma questa affermazione non può estendersi anche al futuro. Occorre prendere in esame tutta una serie di altre misure, meno tradizionali, ma altrettanto importanti. E' pertanto urgente concepire nuovi metodi e strumenti di accounting che contemplino non solo gli aspetti economici e finanziari ma anche quelli legati al capitale intellettuale di un'azienda, oggi suo unico vero asset. Baruch Lev, Professore di Accounting and Finance alla Stern School of Business della New York University, e oggi uno dei massimi esperti mondiali di valutazione del capitale intellettuale, afferma che il sistema di reporting economico e finanziario attualmente utilizzato è vecchio di 500 anni e che quindi esso fa parte, non già della "old economy", bensì di quella che ironicamente definisce la "old old economy".
Il bilancio d'esercizio è nato con la finalità di contenere tutte le principali informazioni riguardanti un'impresa. In una realtà economica costruita essenzialmente intorno a transazioni commerciali tra aziende e tra aziende e mercato, questo sistema ha svolto la sua funzione in maniera egregia. Oggi, nell'era della conoscenza, è eccessivamente riduttivo ricondurre il business a semplici transazioni commerciali. Molte più variabili incidono sul valore di un'azienda ed è necessario prestare loro la dovuta attenzione.
La conoscenza in sé e per sé non è così importante, se non è diffusa capillarmente all’interno di un gruppo, di una impresa. Così come in una squadra di calcio la bravura del fuoriclasse nulla può se non condivisa e supportata dai compagni, allo stesso modo la conoscenza esprime sull’organizzazione i suoi benefici solo quando è condivisa.
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