LA FORMAZIONE SULLA VIA DELLA CERTIFICAZIONE
Pubblicato su Notiziario Gemini Europa ( http://www.geminieuropa.com ) Aprile 2001
Anche la formazione inizia il suo lungo cammino verso la Certificazione, verso un percorso pensato per garantire un servizio qualitativamente migliore e la garanzia di una ottimale progettazione e gestione, tutto questo nell’ottica di migliorare continuamente i servizi offerti.
Ovviamente anche in questo l’Italia è in ritardo. E come qualcuno potrebbe dire: e ti pareva…
Secondo una stima autorevole l’Italia per questa attività occupa il trentaduesimo posto. Ma quanti hanno preso coscienza della situazione? Quanti hanno deciso di guardarsi intorno, quanti sono consapevoli degli sforzi da compiere ed hanno scelto di cominciare a camminare nella sola direzione possibile, quella della "Qualità", unica via per il recupero di competitività?E qual è il ruolo che gioca la formazione in tutto questo? Il sistema formativo italiano non può che sentirsi coinvolto come primo attore nel processo di rinnovamento e rilancio di un Paese pesante; certo le spinte al cambiamento dovute alle attività formative dipendono dai budget assegnati e quindi dal management, ma se è vero, come è vero, che le direzioni aziendali hanno sempre fatto fatica a capire l'importanza di questo tipo d'investimento (immateriale), ci si deve anche chiedere cosa è stato fatto per cambiare questo atteggiamento.La risposta permette di allargare la prospettiva del discorso e indicare una via, la via, per rendere la formazione efficace ed in grado di favorire le imprese rispetto alle sfide della competitività dei mercati mondiali. Questa via è la via della certificazione.Un traguardo che si può raggiungere procedendo per passi successivi, quali il riferimento a precisi standard già riconosciuti a livello europeo ed internazionale, la misurazione del risultato dell'intervento formativo, la chiara distinzione tra chi prepara e chi qualifica ed infine un cliente/committente in grado di formulare precise richieste a chi eroga formazione.
Solo l'ultimo passo di tutto questo è la certificazione. L'ultimo ed il fondamentale, perché‚ li raccoglie tutti. Cerchiamo di capire meglio da dove nasce questa esigenza nel nostro campo specifico e cosa si può fare per essere attivi in tale processo.Se vogliamo essere coerenti con il ragionamento cominciato, allora il riferimento primo è alle norme ISO.Una premessa d'obbligo è il fare sempre riferimento alla norma UNI EN ISO 8402, che contiene termini e definizione della qualità.La domanda cui le ISO ci aiutano a rispondere è: esiste già uno standard di riferimento? Naturalmente la risposta è implicitamente affermativa.Adottare un sistema di norme che consenta un'armonizzazione a livello europeo è importantissimo perché‚ significa scegliere la via migliore per ridurre i tempi ed i costi del mettersi in linea con i principi della qualità, che, non ci si deve stancare di ripeterlo, sono quelli che possono riportare il Paese a competere in termini di innovazione e a guardare agli scenari futuri come un possibile protagonista.Il mettersi in linea significa anche saper accogliere ciò che hanno già fatto altri paesi europei.
I francesi lavorano già da alcuni anni su un documento AFNOR (Association Francaise de Normalisation) che è uno studio, un programma di orientamento per le imprese nel formulare richieste per interventi formativi (all'indirizzo:www.ireste.fr/adiste/organismes/afnor.html). In Gran Bretagna è estremamente positiva l'esperienza di "Investors in people", che è uno standard e un premio, un metodo ed un riconoscimento che stimola le direzioni aziendali ad investire in formazione e sviluppo delle risorse umane per raggiungere gli obiettivi di business dell'impresa. E in Italia? Beh, bisogna aspettare fiduciosi, prima o poi arriverà anche da Noi.
Anche la formazione inizia il suo lungo cammino verso la Certificazione, verso un percorso pensato per garantire un servizio qualitativamente migliore e la garanzia di una ottimale progettazione e gestione, tutto questo nell’ottica di migliorare continuamente i servizi offerti.
Ovviamente anche in questo l’Italia è in ritardo. E come qualcuno potrebbe dire: e ti pareva…
Secondo una stima autorevole l’Italia per questa attività occupa il trentaduesimo posto. Ma quanti hanno preso coscienza della situazione? Quanti hanno deciso di guardarsi intorno, quanti sono consapevoli degli sforzi da compiere ed hanno scelto di cominciare a camminare nella sola direzione possibile, quella della "Qualità", unica via per il recupero di competitività?E qual è il ruolo che gioca la formazione in tutto questo? Il sistema formativo italiano non può che sentirsi coinvolto come primo attore nel processo di rinnovamento e rilancio di un Paese pesante; certo le spinte al cambiamento dovute alle attività formative dipendono dai budget assegnati e quindi dal management, ma se è vero, come è vero, che le direzioni aziendali hanno sempre fatto fatica a capire l'importanza di questo tipo d'investimento (immateriale), ci si deve anche chiedere cosa è stato fatto per cambiare questo atteggiamento.La risposta permette di allargare la prospettiva del discorso e indicare una via, la via, per rendere la formazione efficace ed in grado di favorire le imprese rispetto alle sfide della competitività dei mercati mondiali. Questa via è la via della certificazione.Un traguardo che si può raggiungere procedendo per passi successivi, quali il riferimento a precisi standard già riconosciuti a livello europeo ed internazionale, la misurazione del risultato dell'intervento formativo, la chiara distinzione tra chi prepara e chi qualifica ed infine un cliente/committente in grado di formulare precise richieste a chi eroga formazione.
Solo l'ultimo passo di tutto questo è la certificazione. L'ultimo ed il fondamentale, perché‚ li raccoglie tutti. Cerchiamo di capire meglio da dove nasce questa esigenza nel nostro campo specifico e cosa si può fare per essere attivi in tale processo.Se vogliamo essere coerenti con il ragionamento cominciato, allora il riferimento primo è alle norme ISO.Una premessa d'obbligo è il fare sempre riferimento alla norma UNI EN ISO 8402, che contiene termini e definizione della qualità.La domanda cui le ISO ci aiutano a rispondere è: esiste già uno standard di riferimento? Naturalmente la risposta è implicitamente affermativa.Adottare un sistema di norme che consenta un'armonizzazione a livello europeo è importantissimo perché‚ significa scegliere la via migliore per ridurre i tempi ed i costi del mettersi in linea con i principi della qualità, che, non ci si deve stancare di ripeterlo, sono quelli che possono riportare il Paese a competere in termini di innovazione e a guardare agli scenari futuri come un possibile protagonista.Il mettersi in linea significa anche saper accogliere ciò che hanno già fatto altri paesi europei.
I francesi lavorano già da alcuni anni su un documento AFNOR (Association Francaise de Normalisation) che è uno studio, un programma di orientamento per le imprese nel formulare richieste per interventi formativi (all'indirizzo:www.ireste.fr/adiste/organismes/afnor.html). In Gran Bretagna è estremamente positiva l'esperienza di "Investors in people", che è uno standard e un premio, un metodo ed un riconoscimento che stimola le direzioni aziendali ad investire in formazione e sviluppo delle risorse umane per raggiungere gli obiettivi di business dell'impresa. E in Italia? Beh, bisogna aspettare fiduciosi, prima o poi arriverà anche da Noi.
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