RAPPORTO FORMAZIONE
Pubblicato su Notiziario Gemini Europa ( http://www.geminieuropa.com ) Febbraio 2001
L’avvento della nuova economia, il trasferimento su Internet di attività e transazioni, porta ulteriore spinta alla globalizzazione dell’economia e all’accelerazione dei suoi ritmi. Cambia radicalmente il modo con cui tutte le aziende, sia quelle nuove, sia quelle tradizionali, possono condurre le relazioni con le altre aziende: con i clienti, con i fornitori, con gli alleati, con i concorrenti.
Questi motivi, come alcune aziende possono confermare, sono alla base di grossi flop, veloci cadute sul mercato, ridimensionamenti inimmaginabili solo fino a pochi anni fa. In sostanza si è assistito ad una “transizione di fase” ovvero l’idea di fare business è sostanzialmente modificata, com’era logico attendersi.
A supporto di questa difficoltà, tutta italiana, nel trasformarsi assieme all’avanzata della tecnologia c’è il “rapporto formazione” un interessante raccolta di autorevoli pareri di alcuni fra i più grandi istituti di formazione in Italia che si interrogano sui motivi di questo scollamento fra tecnologie e competenze professionali necessarie.
Nel 1999, la Fondazione Taliercio (Espansione, febbraio 2001) ha svolto un’indagine nazionale sui bisogni di formazione dei dirigenti delle Pmi. Da questa sono emerse con chiarezza alcune tipologie:
Esigenza di aggiornamento continuo
L’esigenza di acquisire metodologie e strumenti di tipo specialistico
Nuovi sistemi di valutazione delle prestazioni
L’esigenza infine, di colmare gap quali le lingue e l’informatica.
Difficoltà, problemi e tendenze
Tra le principali difficoltà e i problemi che vengono incontrati nella soddisfazione del bisogno, la ricerca della Fondazione Taliercio indica:
· La difficoltà di orientarsi nella selezione delle tante offerte ricevute;
· La genericità e la superficialità dei programmi
· I “fenomeni moda” che attraggono ma spesso hanno scarse ricadute operative
· I tempi ed i costi: spesso si tratta di proposte troppo brevi o la cui articolazione temporale mal si concilia con i tempi e le logiche di lavoro di una Pmi.
Un elemento altrettanto significativo è rappresentato dalla scarsa sensibilità della proprietà e dell’imprenditore rispetto al valore e alla funzione della formazione. A questa necessità di formazione tre imprenditori su quattro rispondono di non aver bisogno di interventi di formazione sul personale.
Un vero e proprio “passaggio di fase”
Il giudizio espresso dalla fondazione Taliercio è che tutte le Pmi, nonostante il perdurare di modelli tradizionali di gestione ed organizzazione, si trovino oggi di fronte non ad una fase di passaggio bensì ad un “passaggio di fase” che richiede l’apporto e la piena valorizzazione delle competenze professionali di coloro che, come i dirigenti, si trovano a giocare un ruolo chiave sia nei rapporti con l’esterno (mercato, tecnologia, normativa, finanza), che in quelli interni (con gli altri ruoli, figure e collaboratori). Di fronte a questa rilevanza di ruolo, la formazione, anche se genericamente riconosciuta come strumento di sviluppo sia dal dirigente che dallo stesso imprenditore, non è ancora utilizzata in modo efficace nel supportare tale processo.
La formazione a distanza
Una delle tendenze emergenti è quella della Formazione a distanza (Fad), resa possibile dal perfezionamento e dalla crescente diffusione delle tecnologie informatiche.
Secondo un autorevole esperto, Mario Spatafora, presidente di Effebi, la Fad:
1. Si fonda essenzialmente su reti multimediali di comunicazione;
2. Permette l’utilizzazione di materiali didattici di alta qualità;
3. Offre la possibilità di creare percorsi individualizzati;
4. Abbatte i costi di progettazione e produzione attraverso la ripetibilità dei moduli in diversi contesti;
5. È accessibile anche a utenti occupati a tempo pieno;
6. Consente all’utente di rimanere nella struttura lavorativa in cui opera, rendendo immediatamente spendibile e verificabile grazie a sistemi di autoapprendimento e di autovalutazione;
Questi interessanti spunti tratti, dalla ricerca Taliercio, evidenziano un aspetto ormai inconfutabile: siamo nel bel mezzo di un “passaggio di fase”. Siamo cioè la generazione che sta sperimentando un nuovo approccio al lavoro, avremmo quindi bisogno di rinverdire le competenze necessarie, e per questo ritengo necessaria una scrupolosa formazione professionale in grado di seguire l’evoluzione del mondo lavorativo.
L’avvento della nuova economia, il trasferimento su Internet di attività e transazioni, porta ulteriore spinta alla globalizzazione dell’economia e all’accelerazione dei suoi ritmi. Cambia radicalmente il modo con cui tutte le aziende, sia quelle nuove, sia quelle tradizionali, possono condurre le relazioni con le altre aziende: con i clienti, con i fornitori, con gli alleati, con i concorrenti.
Questi motivi, come alcune aziende possono confermare, sono alla base di grossi flop, veloci cadute sul mercato, ridimensionamenti inimmaginabili solo fino a pochi anni fa. In sostanza si è assistito ad una “transizione di fase” ovvero l’idea di fare business è sostanzialmente modificata, com’era logico attendersi.
A supporto di questa difficoltà, tutta italiana, nel trasformarsi assieme all’avanzata della tecnologia c’è il “rapporto formazione” un interessante raccolta di autorevoli pareri di alcuni fra i più grandi istituti di formazione in Italia che si interrogano sui motivi di questo scollamento fra tecnologie e competenze professionali necessarie.
Nel 1999, la Fondazione Taliercio (Espansione, febbraio 2001) ha svolto un’indagine nazionale sui bisogni di formazione dei dirigenti delle Pmi. Da questa sono emerse con chiarezza alcune tipologie:
Esigenza di aggiornamento continuo
L’esigenza di acquisire metodologie e strumenti di tipo specialistico
Nuovi sistemi di valutazione delle prestazioni
L’esigenza infine, di colmare gap quali le lingue e l’informatica.
Difficoltà, problemi e tendenze
Tra le principali difficoltà e i problemi che vengono incontrati nella soddisfazione del bisogno, la ricerca della Fondazione Taliercio indica:
· La difficoltà di orientarsi nella selezione delle tante offerte ricevute;
· La genericità e la superficialità dei programmi
· I “fenomeni moda” che attraggono ma spesso hanno scarse ricadute operative
· I tempi ed i costi: spesso si tratta di proposte troppo brevi o la cui articolazione temporale mal si concilia con i tempi e le logiche di lavoro di una Pmi.
Un elemento altrettanto significativo è rappresentato dalla scarsa sensibilità della proprietà e dell’imprenditore rispetto al valore e alla funzione della formazione. A questa necessità di formazione tre imprenditori su quattro rispondono di non aver bisogno di interventi di formazione sul personale.
Un vero e proprio “passaggio di fase”
Il giudizio espresso dalla fondazione Taliercio è che tutte le Pmi, nonostante il perdurare di modelli tradizionali di gestione ed organizzazione, si trovino oggi di fronte non ad una fase di passaggio bensì ad un “passaggio di fase” che richiede l’apporto e la piena valorizzazione delle competenze professionali di coloro che, come i dirigenti, si trovano a giocare un ruolo chiave sia nei rapporti con l’esterno (mercato, tecnologia, normativa, finanza), che in quelli interni (con gli altri ruoli, figure e collaboratori). Di fronte a questa rilevanza di ruolo, la formazione, anche se genericamente riconosciuta come strumento di sviluppo sia dal dirigente che dallo stesso imprenditore, non è ancora utilizzata in modo efficace nel supportare tale processo.
La formazione a distanza
Una delle tendenze emergenti è quella della Formazione a distanza (Fad), resa possibile dal perfezionamento e dalla crescente diffusione delle tecnologie informatiche.
Secondo un autorevole esperto, Mario Spatafora, presidente di Effebi, la Fad:
1. Si fonda essenzialmente su reti multimediali di comunicazione;
2. Permette l’utilizzazione di materiali didattici di alta qualità;
3. Offre la possibilità di creare percorsi individualizzati;
4. Abbatte i costi di progettazione e produzione attraverso la ripetibilità dei moduli in diversi contesti;
5. È accessibile anche a utenti occupati a tempo pieno;
6. Consente all’utente di rimanere nella struttura lavorativa in cui opera, rendendo immediatamente spendibile e verificabile grazie a sistemi di autoapprendimento e di autovalutazione;
Questi interessanti spunti tratti, dalla ricerca Taliercio, evidenziano un aspetto ormai inconfutabile: siamo nel bel mezzo di un “passaggio di fase”. Siamo cioè la generazione che sta sperimentando un nuovo approccio al lavoro, avremmo quindi bisogno di rinverdire le competenze necessarie, e per questo ritengo necessaria una scrupolosa formazione professionale in grado di seguire l’evoluzione del mondo lavorativo.
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