La teoria del Caos: l'intuizione degli artisti - Luglio 2004
(appunti e spunti da vecchie letture e recenti navigazioni su Internet)
IV parte (per le parti precedenti vedi Notiziario di geminieuropa di dicembre 2003, caosmanagement n. 2 e caosmanagement n. 3)
…… nell'arte figurativa
La concezione del tempo…..
I pittori hanno sempre dovuto scontrarsi con la difficoltà di rendere il movimento di un oggetto nel tempo. Gli Impressionisti tentano di rendere il passare del tempo con una successione di dipinti dello stesso soggetto in diversi momenti del giorno, delle stagioni, delle condizioni climatiche. Così Monet dipinge diverse volte la Cattedrale di Rouen in differenti ore e stagioni dell'anno.I Cubisti, invece, tentarono di superare la fissità del tempo usando diverse prospettive che corrispondono alle diverse posizioni assunte in successione dall'artista nei confronti dell'oggetto. Il superamento della concezione del tempo oggettivo ed omogeneo alla fine dell'800, porta gli artisti a rifiutare l'orologio come soggetto dei loro quadri, in quanto simbolo della natura atomizzata, divisibile nel tempo. Solo Cezanne (1870) lo rappresenta, ma senza lancette, a significare l'essenza del tempo nella sua pittura; il cubista Gris (1912) ne rende impossibile la lettura dell'ora all'osservatore a dare l'idea di un tempo ambiguo.Dalì nel 1931, dipinge tre orologi che si liquefano in "La persistenza della memoria". In questo caso il pittore suggerisce una visione del tempo non bloccata al presente, ma che risale al passato e ricongiunge il tempo interiore a quello originario e primordiale della natura.
Gli orologi liquefatti di Dali rappresentano l'aspetto psicologico del tempo il cui trascorrere, calcolabile scientificamente in modo univoco, assume connotazioni e velocità diverse nella percezione umana. L'orologio che si scioglie non può misurare il corso del nostro tempo perché esso è relativo. Il rapido o lento passare dei minuti, delle ore e dei giorni è determinato dallo "stato d'animo" col quale affrontiamo le situazioni che viviamo. Il tempo scorre lento, provocando sensazioni di noia, quando la realtà è malvagia o non cattura la nostra attenzione, passa invece fulmineo se siamo impegnati in attività così piacevoli da farci desiderare che non finiscano mai.
E dello spazio……….
Gli egiziani concepiscono lo spazio come un lungo e stretto sentiero lungo il quale l'anima raggiunge l'aldilà, proprio per questa concezione, rilievi e pitture sono allineate e conducono l'osservatore ad una visione definita.
Per i Greci, lo spazio è dominato da un senso di vicinanza e di limite: l'universo diventa un cosmo, un aggregato di oggetti ordinati e ben visibili, coperto dalla volta corporea del cielo. La ripercussione sull'arte classica è proprio quella di un senso di vicinanza e di chiusura, caratteristica dei templi formati intorno ad un centro e circondati da colonnati e da figure "chiuse", cioè con una superficie delimitata nello spazio. Queste opere architettoniche prive di alcun accenno all'illimitato, producono una geometria di forme regolari chiuse, le forme ideali del cielo e della terra.Ancora nel Rinascimento, la visione prospettica dello spazio riconduce ad un idea di esso come omogeneo, unitario e razionalmente dominabile. Nell'era moderna avviene il contrario: la concezione è quella di uno spazio illimitato e le migliori rappresentazioni sono quelle dell'arte e della musica moderna che liberano l'anima in una direzione infinita.
Tuttavia Cézanne è il primo a introdurre uno spazio davvero eterogeneo con prospettive molteplici e simultanee dello stesso soggetto . In "Ritratto di Gustave Geoffry", viene combinata una visione frontale del soggetto seduto, con una aerea della tavola innanzi a lui. Cézanne, non cerca una riproduzione dello spazio tridimensionale, ma accentua le piattezze della superficie pittorica violando la prospettiva tradizionale.
La natura piatta e bidimensionale del quadro non deve essere rinnegata: il problema dello spazio reale tra gli oggetti e la piattezza della tela è superato dall'introduzione della "profondità piatta". Cèzanne, inoltre, afferma la funzione attiva dello spazio; in accordo con la visione einstaniana dello spazio pieno e dinamico, superando la distinzione tra soggetto, come elemento principale del quadro, a sfondo, come elemento secondario: tutto è trattato con eguale attenzione e tutto è soggetto dell'opera. Le innovazioni di Cèzanne, come la riduzione della profondità pittorica, l'eliminazione dello spazio negativo e l'uso della prospettiva multipla, sono ulteriormente sviluppate dai Cubisti autori della più importante rivoluzione nella resa dello spazio nella pittura dal quindicesimo secolo: essi abbandonano lo spazio omogeneo della prospettiva lineare, dipingendo gli oggetti in una molteplicità di spazi, da prospettive molteplici, e riconoscono allo spazio una funzione costituente e attiva. Questo movimento vuole rappresentare la simultaneità di prospettive diverse da cui è possibile considerare l'oggetto, scomponendolo in forme geometriche elementari e smembrandolo in vedute articolari tutte compresenti nell'opera. Questo perché al pittore interessa la nuova concezione dello spazio che mira alla semplificazione e all'armonia volumetrica delle forme. I principali esponenti del movimento sono Picasso e Braque.La prima opera cubista di Picasso, "Les Demoiselles d'Avignon" (1907), mostra due donne in posa frontale, ma con i nasi di profilo; la figura che offre la schiena all'osservatore, presenta la testa in ottica frontale. Attraverso questa tecnica il dipinto "regna anche nel tempo", (figura a lato) nel senso che la rappresentazione concentra parecchi aspetti colti in sucessione temporale. I cubisti rivisitano anche il concetto di profondità, legato allo spazio tridimensionale. Per questi artisti, infatti, l'arte pittorica deve "comporre forme su superfici piane": un dipinto è "una superficie piana, ricoperta di colori combinati in un dato ordine". Quest'appiattimento è realizzato dai cubisti con l'uso di prospettive e di sorgenti luminose multiple e con la distruzione delle forme distinte e coerenti.
http://www.caosmanagement.it/n5/editoriale.html
IV parte (per le parti precedenti vedi Notiziario di geminieuropa di dicembre 2003, caosmanagement n. 2 e caosmanagement n. 3)
…… nell'arte figurativa
La concezione del tempo…..
I pittori hanno sempre dovuto scontrarsi con la difficoltà di rendere il movimento di un oggetto nel tempo. Gli Impressionisti tentano di rendere il passare del tempo con una successione di dipinti dello stesso soggetto in diversi momenti del giorno, delle stagioni, delle condizioni climatiche. Così Monet dipinge diverse volte la Cattedrale di Rouen in differenti ore e stagioni dell'anno.I Cubisti, invece, tentarono di superare la fissità del tempo usando diverse prospettive che corrispondono alle diverse posizioni assunte in successione dall'artista nei confronti dell'oggetto. Il superamento della concezione del tempo oggettivo ed omogeneo alla fine dell'800, porta gli artisti a rifiutare l'orologio come soggetto dei loro quadri, in quanto simbolo della natura atomizzata, divisibile nel tempo. Solo Cezanne (1870) lo rappresenta, ma senza lancette, a significare l'essenza del tempo nella sua pittura; il cubista Gris (1912) ne rende impossibile la lettura dell'ora all'osservatore a dare l'idea di un tempo ambiguo.Dalì nel 1931, dipinge tre orologi che si liquefano in "La persistenza della memoria". In questo caso il pittore suggerisce una visione del tempo non bloccata al presente, ma che risale al passato e ricongiunge il tempo interiore a quello originario e primordiale della natura.
Gli orologi liquefatti di Dali rappresentano l'aspetto psicologico del tempo il cui trascorrere, calcolabile scientificamente in modo univoco, assume connotazioni e velocità diverse nella percezione umana. L'orologio che si scioglie non può misurare il corso del nostro tempo perché esso è relativo. Il rapido o lento passare dei minuti, delle ore e dei giorni è determinato dallo "stato d'animo" col quale affrontiamo le situazioni che viviamo. Il tempo scorre lento, provocando sensazioni di noia, quando la realtà è malvagia o non cattura la nostra attenzione, passa invece fulmineo se siamo impegnati in attività così piacevoli da farci desiderare che non finiscano mai.
E dello spazio……….
Gli egiziani concepiscono lo spazio come un lungo e stretto sentiero lungo il quale l'anima raggiunge l'aldilà, proprio per questa concezione, rilievi e pitture sono allineate e conducono l'osservatore ad una visione definita.
Per i Greci, lo spazio è dominato da un senso di vicinanza e di limite: l'universo diventa un cosmo, un aggregato di oggetti ordinati e ben visibili, coperto dalla volta corporea del cielo. La ripercussione sull'arte classica è proprio quella di un senso di vicinanza e di chiusura, caratteristica dei templi formati intorno ad un centro e circondati da colonnati e da figure "chiuse", cioè con una superficie delimitata nello spazio. Queste opere architettoniche prive di alcun accenno all'illimitato, producono una geometria di forme regolari chiuse, le forme ideali del cielo e della terra.Ancora nel Rinascimento, la visione prospettica dello spazio riconduce ad un idea di esso come omogeneo, unitario e razionalmente dominabile. Nell'era moderna avviene il contrario: la concezione è quella di uno spazio illimitato e le migliori rappresentazioni sono quelle dell'arte e della musica moderna che liberano l'anima in una direzione infinita.
Tuttavia Cézanne è il primo a introdurre uno spazio davvero eterogeneo con prospettive molteplici e simultanee dello stesso soggetto . In "Ritratto di Gustave Geoffry", viene combinata una visione frontale del soggetto seduto, con una aerea della tavola innanzi a lui. Cézanne, non cerca una riproduzione dello spazio tridimensionale, ma accentua le piattezze della superficie pittorica violando la prospettiva tradizionale.
La natura piatta e bidimensionale del quadro non deve essere rinnegata: il problema dello spazio reale tra gli oggetti e la piattezza della tela è superato dall'introduzione della "profondità piatta". Cèzanne, inoltre, afferma la funzione attiva dello spazio; in accordo con la visione einstaniana dello spazio pieno e dinamico, superando la distinzione tra soggetto, come elemento principale del quadro, a sfondo, come elemento secondario: tutto è trattato con eguale attenzione e tutto è soggetto dell'opera. Le innovazioni di Cèzanne, come la riduzione della profondità pittorica, l'eliminazione dello spazio negativo e l'uso della prospettiva multipla, sono ulteriormente sviluppate dai Cubisti autori della più importante rivoluzione nella resa dello spazio nella pittura dal quindicesimo secolo: essi abbandonano lo spazio omogeneo della prospettiva lineare, dipingendo gli oggetti in una molteplicità di spazi, da prospettive molteplici, e riconoscono allo spazio una funzione costituente e attiva. Questo movimento vuole rappresentare la simultaneità di prospettive diverse da cui è possibile considerare l'oggetto, scomponendolo in forme geometriche elementari e smembrandolo in vedute articolari tutte compresenti nell'opera. Questo perché al pittore interessa la nuova concezione dello spazio che mira alla semplificazione e all'armonia volumetrica delle forme. I principali esponenti del movimento sono Picasso e Braque.La prima opera cubista di Picasso, "Les Demoiselles d'Avignon" (1907), mostra due donne in posa frontale, ma con i nasi di profilo; la figura che offre la schiena all'osservatore, presenta la testa in ottica frontale. Attraverso questa tecnica il dipinto "regna anche nel tempo", (figura a lato) nel senso che la rappresentazione concentra parecchi aspetti colti in sucessione temporale. I cubisti rivisitano anche il concetto di profondità, legato allo spazio tridimensionale. Per questi artisti, infatti, l'arte pittorica deve "comporre forme su superfici piane": un dipinto è "una superficie piana, ricoperta di colori combinati in un dato ordine". Quest'appiattimento è realizzato dai cubisti con l'uso di prospettive e di sorgenti luminose multiple e con la distruzione delle forme distinte e coerenti.
http://www.caosmanagement.it/n5/editoriale.html
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